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la situazione edipica, il conflitto

PREMESSA: per Sigmund Freud la mente umana è regolata dal principio del piacere, la naturale inclinazione a schivare il dolore ed ottenere la soddisfazione delle pulsioni. Lo sviluppo psicosessuale di un bambino naviga quattro fasi prima di completarsi: fase orale, fase anale, fase edipica, fase genitale. Intorno ai quattro anni i bambini entrano nella fase fallica o edipica. I bambini e le bambine si confrontano con il complesso di Edipo, una chiara analogia con la tragedia greca dell' "Edipo Re, utilizzata da Freud per facilitare la comprensione di questo importante passaggio nello sviluppo psicosessuale dei bambini da circa quattro a sei anni di età.

 PER LEGGERE LA SINTESI DELLA TRAGEDIA GRECA DI SOFOCLE: "EDIPO RE", fai click qui...

Per Freud questo racconto ricostruisce fedelmente la situazione infantile nella fase edipica. I bambini si innamorano del genitore di sesso opposto e provano ostilità per quello dello stesso sesso. Questa è la fase in cui molti genitori si trovano impreparati e non comprendono il bambino e la bambina. Non avendo memoria della propria fase edipica e conoscenza di queste naturali dinamiche, comuni a tutti i bambini del mondo, genitori impreparati potrebbero commettere il gravissimo errore di ritenere il proprio figlio o la propria figlia anormale, disobbediente, perverso/a. Nella realtà lo squilibrio è rappresentato dalla reazione inadeguata dei genitori, che dovrebbero essere non seduttivi e non repressivi, ma sereni, consapevoli, equilibrati e comprensivi. E’ ovvio che quello del bambino è un sentimento che non può trovare soddisfazione. Secondo Freud il superamento della fase edipica presenta differenze di genere. I maschi attraverso la paura di castrazione, temendo che i sentimenti d’amore verso la madre e di ostilità verso il padre saranno puniti facendogli scomparire dal corpo quella zona che rappresenta il centro della sessualità. Questo timore aiuta il bambino a comprende di non poter combattere per l’egemonia sulla madre contro il padre, soprattutto perché è molto più forte di lui, inoltre, il padre rappresenta colui che è veramente desiderato sessualmente dalla madre, in condizioni di normalità. Questa consapevolezza rappresenta la maturazione del bambino e l'accettazione della situazione. Da quel momento, progressivamente, inizierà a rivolgere le proprie attenzioni fuori dalla famiglia di origine. Il bambino modifica il suo sentimento di ostilità in ammirazione e inizia a vedere il padre come un modello nel quale identificarsi. Per la bambina il superamento della fase edipica è differente. Al contrario del maschio, ella non possiede il pene, secondo Freud, entra nella fase edipica proprio per avere preso atto di non possederlo, sviluppando l’invidia del pene. L’ostilità della bambina verso la madre è generata nel constatare che non ha avuto da lei quello che le manca (il pene) e lo chiederà allora al padre, in modo fantasmatico, immaginario. Desidererà avere dal padre quello che per la psicoanalisi è equivalente al pene nell’inconscio: un bambino. Il complesso di Edipo per la bambina consiste nel pieno amore per il padre, dal quale desidera ricevere un bambino. Evidentemente, questo desiderio non è realizzabile e la bambina dovrà accettare di rinunciare a questa pretesa. Comprenderà che per avere un bambino dovrà rivolgere altrove le sue attenzioni amorose, in un periodo successivo. Non essendoci la paura di castrazione la bambina non esce mai completamente dal complesso di Edipo. Da adulta ricercherà negli uomini, in qualche modo, un replica del suo padre ideale.

Nella situazione edipica l'elemento importante è il conflitto. Siccome la situazione edipica è un triangolo (madre, padre, figlia/o), vi sono conflitti tra genitori e bambino/a. Dal punto di vista culturale, l'affermazione del patriarcato orienta verso il principio maschile ispirato dall'Io, dall'individualità e dalla razionalità. Il principio femminile è rappresentato dal corpo, dal gruppo e dalla natura.

Nella situazione edipica del bambino il conflitto principale è quello tra i genitori e non tra lui e un genitore. Lo stile relazionale della coppia genitoriale rappresenta la base del triangolo e la gestione dei conflitti tra i genitori sono la causa di tutti i problemi dei bambini. In una famiglia basata sui principi del patriarcato il rapporto tra uomo e donna è spesso denso di conflitti irrisolti e la soddisfazione sessuale è veramente rara. Vengono erette facciate per celare insoddisfazioni e delusioni presenti nella relazione coniugale. La "facciata" nasconde il fallimento del legame coniugale ai coniugi stessi, ai parenti, agli amici ed alle persone significative per la coppia.

Perché nel matrimonio il fallimento è più frequente dell'armonia?  Vedi: "il fallimento del matrimonio", clidk qui..

Abbiamo detto che la disarmonia ed il conflitto tra i genitori rappresenta la piattaforma sulla quale si erge il triangolo edipico. I genitori tentano di triangolare i figli per avvantaggiarsi nei loro reciproci contrasti ed i figli, per adattamento ad una situazione palesemente disfunzionale, approfittano della lotta di potere dei genitori per conquistare anch'essi una porzione di potere, considerato come "un posto al sole".

Ma i bambini non sono innocenti? Non sono, per natura, ingenui?
Lo sono sempre, ma fino a quando non sono brutalmente feriti dall'uso del potere che i genitori esercitano contro di loro. Siccome occupano il livello inferiore nella gerarchia piramidale, devono sopportare tutto il peso, soprattutto emotivo delle tensioni familiari e sono quindi i più vulnerabili. I genitori, frequentemente, scaricano sui loro figli i rancori ed i sentimenti negativi che a loro volta hanno nutrito per i loro genitori e che non hanno mai avuto l'opportunità e il coraggio di esprimere, in questo modo le frustrazioni patite passano dai genitori ai figli. Quando un genitore si sente superiore al proprio figlio, il modo per dimostrarlo è dare ordini imperativi al bambino, che deve ubbidire senza discutere. Emerge un conflitto latente che origina dal bisogno dei genitori di affermare il loro Io contro i bambini e provoca una profonda guerra di volontà.
(Bambino: perché? - Genitore: perché ho detto no! = conflitto di volontà).
Il bambino è costretto a sottomettersi. Questo non significa che non bisogna mai dire di no ai bambini. I no sono necessari, ma dovrebbero essere spiegati con modi sempre gentili quando è possibile e termini comprensibili ai bambini. I bambini non dovrebbero mai sentire che si tratta di una questione di potere e di autorità.
Perché alcuni genitori urlano tanto e si accaniscono in punizioni severe, esagerate, contro i loro figli? La risposta difensiva fa credere loro che in questo modo ne forgeranno il carattere e li renderanno virtuosi nella vita. Nella realtà essi riversano sui bambini le frustrazioni delle loro vite perché i bambini sono incapaci di lottare. Dominare un bambino offre al genitore un senso di potere, indispensabile per compensare la sua sensazione di impotenza che ha provato a sua volta quando è stato bambino. Se l'adulto ha bisogno di qualcuno da dominare, il bambino è il soggetto più adatto. Questi genitori, frequentemente, proiettano sui figli il loro senso di colpa sessuale e li puniscono per le stesse azioni innocenti per le quali furono puniti loro quando sono stati bambini. In questo modo l'infelicità è tramandata da una generazione all'altra. Quando il bambino entra nella situazione edipica é innocente. Perde la sua naturale innocenza quando capisce gli intrighi e le perversioni attuate dai genitori per controllarlo, adattarlo alla cultura della famiglia e utilizzarlo per compensare i propri disagi. A scopo difensivo e terrorizzato dalla situazione, il bambino si sottomette e sviluppa un super Io, che rappresenta l'introiezione dell'autorità dei genitori. Il super Io aumenta il suo potere perché rinforzato dagli impulsi aggressivi repressi, creando il senso di colpa, direttamente proporzionale all'intensità della repressione. L'assorbimento di questo ingranaggio di famiglia, impone al bambino un adattamento protettivo, impara ad usare contro i genitori le loro stesse tattiche, diventando egoista come i genitori e, forse, anche oltre.  "Chi combatte il diavolo con le armi del diavolo, diventa diavolo".

Inoltre, quando per il bambino cedere equivale a sottomettersi, egli compensa questa situazione con una rigidità interiore, nel tentativo di superare il potere dei genitori. Il suo Io si identifica con il potere, allontanandosi dal suo senso di sé. A questo punto, il fanciullo entra nella sua fase edipica con ambivalenza: desiderio sessuale (infantile) per il genitore di sesso opposto, timore e ostilità verso entrambi i genitori. Segue la consapevolezza che il comportamento sessuato può essere uno strumento efficace per acquisire potere. In questo triangolo perverso di relazioni ad elevata carica tensionale per tutte le parti coinvolte, il bambino è il soggetto più debole. Il risultato sarà una castrazione psicologica come conseguenza di questa miscela di paura e rabbia provocata dal triangolo. Il conseguente aumento della coscienza di sé rafforza l'Io del bambino e inibisce l'espressione delle sensazioni, una condizione che nella sua forma meno grave conduce al narcisismo patologico, dove l'Io tenta di scindersi dal corpo, comandandolo attraverso la sua forza di volontà. Quante persone credono che la propria forza di volontà sia una virtù di cui essere fieri. In parte è vero, ma quando viene utilizzata con buon senso e solo nelle situazioni di emergenza, diversamente ci allontana dalla vera natura umana, disumanizzando l'individuo. Ricordiamo che gli esseri umani sono i soli animali capaci di azioni volontarie. Un abuso della volontà trascende la natura animale creando la cultura dell'Io; in questo modo l'Io si allontana dalla natura e l'organismo diventa vulnerabile alla malattia, un reale grave pericolo.

Alexander Lowen in "Paura di vivere" - Casa Editrice Astrolabio - a pagina 180  rende chiaro tale pericolo paragonando la personalità di un individuo ad un cavallo con il suo cavaliere:
In questa analogia il cavallo rappresenta il corpo mentre l'Io è il cavaliere. Quando cavaliere e cavallo sono ben sintonizzati, come il cowboy e il suo cavallo, possono realizzare molte cose e provare piacere. Ma un cavaliere insensibile al suo cavallo può farlo cadere. Analogicamente, un Io che non è in contatto con il corpo ed è spinto da un'irresistibile pulsione alla riuscita può portare il corpo a un crollo fisico. Se un cavaliere non è in sintonia con il cavallo sarà disarcionato. Un Io dissociato dal corpo andrà in pezzi.


Dott. Cosimo Aruta
Psicologo, Psicoterapeuta, Analista Bioenergetico, Supervisore
Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Lombardia con il n° 12147

 

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