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nevrosi, il carattere nevrotico

Tratteremo l'argomento: "nevrosi", considerando la tragedia greca di Edipo Re di Sofolce.

Edipo Re
Re Laio, regnante in Tebe, alla nascita del figlio Edipo, decide di consultare l'oracolo per conoscere il destino del nascituro. L'oracolo pronunciò una tremenda profezia: "questo bambino ucciderà suo padre e sposerà sua madre". Re Laio, che non mette assolutamente in discussione la veridicità della terribile profezia, ordina un servo di abbandonare il piccolo Edipo, ancora in fasce, sulla cima di un monte, dove troverà la sua morte, dati i pericoli rappresentati dai predatori e dalla situazione.
Laio nega a suo figlio il diritto di essere amato da un padre affettuoso, premuroso e rassicurante, che lo accoglie nel suo cuore e fra le sue braccia .

                         Nella foto: Mare in burrasca, di Norberto Martini

Si apre la scena dell'opera, considerata il capolavoro di Sofocle. I cittadini di Tebe, afflitta dalla pestilenza, chiedono aiuto a Edipo, re della città. Il sovrano risponde di essere in attesa del ritorno del cognato Creonte, inviato a Delfi per ricevere la profezia dall'oracolo. Giunto in città, Creonte svela la risposta: per salvare Tebe occorre scoprire e esiliare l'uccisore di Laio, Re in Tebe prima di Edipo. Edipo organizza immediatamente le ricerche, ansioso di fare giustizia. Viene convocato l'indovino Tiresia; costui si mostra dapprima reticente; ma successivamente, minacciato dal sovrano, accetta di svelare la verità. Tiresia proclama la colpevolezza di Edipo stesso, il quale avrebbe ucciso il padre e sposato la madre. Il re, sdegnato, scaccia Tiresia e prosegue le ricerche, non credendo assolutamente a ciò che ha udito. Parlando con sua moglie Giocasta, scopre le condizioni in cui è morto Re Laio, suo predecessore e trova condizioni simili alla situazione in cui egli, prima di giungere a Tebe, ha ucciso un vecchio arrogante lungo una strada maestra, a seguito di una violenta lite, divampata per futili motivi (un diritto di precedenza). La moglie cerca di dissuaderlo dall'ipotesi di essere proprio lui l'assassino di Laio, e a questo scopo manda a chiamare l'unico servo superstite dalla strage. Nel frattempo, giunge alla corte un ambasciatore di Corinto, che comunica la morte di Polibo, re della città. Edipo, angosciato, pensa che questo dimostri la veridicità dell'oracolo: egli è infatti convinto di essere figlio del re di Corinto. A questo punto il messo gli rivela il segreto della sua infanzia: Edipo è stato trovato abbandonato sul monte Citerone, da qui è stato condotto alla reggia di Corinto ed è stato adottato dal re come fosse suo figlio. L' angoscia di Edipo cresce sempre di più e mentre la moglie, che ha capito la verità, cerca di dissuaderlo dal proseguire le ricerche, egli è sempre più desideroso di andare a fondo. Il servo superstite, giunto sul posto, si rifiuta di rivelare ciò che sa, ma poi, costretto dal sovrano, comunica ai presenti tutta la verità. L'uccisore di Laio è Edipo stesso; il servo, anni prima, non ha però avuto il coraggio di denunciarlo al popolo, perché, quando egli è giunto in città dopo la strage, ha visto che il colpevole era già stato eletto Re per merito: Edipo aveva infatti liberato Tebe dalla Sfinge, e perciò era considerato il salvatore della città. Il sovrano, distrutto, rientra quindi nella reggia. Qui, vista Giocasta morta suicida impiccata, si acceca trafiggendosi gli occhi con le fibbie della sua veste. In seguito, dopo un ultimo colloquio con Creonte, si allontana dalla città in volontario esilio.

Analizzando questa tragedia, esiste un particolare ruolo del fato nel mito. Sia Laio che Giocasta presero provvedimenti per evitare il fato predetto dall'oracolo (Questo bambino ucciderà suo padre e sposerà sua madre). Tuttavia, nonostante ogni sforzo per evitare il fato, questo si avverò. Probabilmente il fato si è avverato in un modo così brutale proprio perché essi cercarono a tutti i costi di evitarlo. Effettivamente, uno degli aspetti più significativi del nevrotico è l'incapacità di accettare se stesso. Il nevrotico lotta nella vita per evitare un fato temuto e come effetto questo si succede nel tempo, inesorabilmente. Tornando alla narrazione, se Laio avesse amato ed educato Edipo come un figlio, malgrado la predizione dell'oracolo, l'incidente storico si sarebbe evitato. Laio non sarebbe stato ucciso da Edipo in una strada maestra, se egli lo avesse riconosciuto come padre. Inoltre, se Edipo fosse rimasto a Corinto non avrebbe potuto, da adulto, sposare sua madre.

Le difese che innalziamo per proteggerci generano proprio la condizione che cerchiamo di evitare

Non si può garantire la pace accumulando armamenti micidiali. Le forze militari, per loro stessa natura, conducono i conflitti. Analogamente, le difese psicologiche sviluppate dalle persone, tolgono loro la serenità ed aprono conflitti. Colui che per paura del rifiuto si difende non aprendosi, nascondendo al prossimo la sua vera faccia, si isola e con questo comportamento si sentirà sempre rifiutato. I nevrotici innalzano barriere psicologiche a scopo difensivo della loro personalità e costruiscono corazze muscolari per proteggersi dalle possibili ferite che temono. In seguito, la ferita tanto temuta, mediante il comportamento difensivo nevrotico, si genera e si consolida dentro loro.  La corazza che si esprime attraverso l'indurimento fisico, irrigidisce anche lo spirito, al punto da non riuscire ad esprimere i sentimenti e quindi a relazionarsi con gli altri. Il nevrotico non si sente a suo agio nelle compagnie e sente di non avere nulla da dire. In questo modo l'umiliazione patita da bambino persiste nell'età adulta. Lo sforzo per superare la propria paura tende ad attenuare, in alcuni casi fino all'annullamento, tutte le altre sensazioni. La terapia si orienta ad aiutare il nevrotico proprio in questo. Il tentativo di superare un problema negandolo (IO NON HO PAURA!), provoca il consolidamento del problema stesso dentro la personalità e garantisce la persistenza mascherata. Il falso sé si sostituisce a quello autentico, così il nevrotico si trova imprigionato dalla sua stessa armatura. Abitualmente siamo inclini ad affermare che attraverso la forza di volontà è possibile superare paure e sensi di colpa. La volontà ha potere solo nelle azioni e nelle prestazioni, come lo sport, ma non modifica minimamente lo stato interiore, profondo del nostro essere. Le sensazioni non sono condizionate dalla volontà. La volontà ha il solo potere di reprimere le pulsioni, i sentimenti e le sensazioni. La repressione non provoca la loro scomparsa. Ad esempio, costringendo un figlio o una figlia a non uscire alla sera, non stiamo limitando il desiderio di uscire, lo stiamo solo reprimendo; con la conseguenza che questo desiderio aumenterà la sua forza in modo esponenziale nel tempo. Solo attraverso una comunicazione leale e sincera è possibile sintonizzare le sensazioni ed i sentimenti. Ad esempio: ho paura che di notte possa succederti qualcosa di tremendo, come possiamo fare a conciliare il tuo desiderio di uscire con il possibile pericolo? C'è sempre una soluzione. L'educazione dovrebbe non tendere mai alla repressione, la parola chiave è autorevolezza e non autorità. Spesso la paura di sbagliare, di non essere abbastanza incisivi nella vita, limita l'espressione delle proprie capacità umane, nel rispetto dei limiti che ognuno ha. Un essere umano non può superare un problema che è parte della sua personalità. Il tentativo di "superare" qualcosa mette una parte dell'Io contro l'altra. L'Io della volontà si oppone all'Io delle sensazioni. Il conflitto interiore tra questi aspetti antitetici della personalità si sostituisce all'armonia e questo distrugge l'individuo. E' quanto fanno tutti i nevrotici, imprigionandosi in quello che tentano di evitare. L'alternativa è la comprensione che porta all'accettazione di se, all'autostima ed alla padronanza di se. La persona che si sente vuota vive una vita altrettanto vuota di relazioni, sensazioni e sentimenti. Lottando contro il destino ci si avvolge più profondamente nelle sue spire, come un animale in una rete. Infatti, più lotta e più si lega nella rete stessa, perdendo il movimento, la propulsione; destinato a bloccarsi, come bloccati sono i sentimenti del nevrotico. Per iniziare ad avviarsi verso la guarigione è necessario smettere di lottare contro se stessi, la terapia volge soprattutto a questo.

La naturale guarigione è propria dell'organismo vivente, un raffreddore passerà, una ferita guarirà, un osso rotto si salderà.
Perché la nevrosi non guarisce spontaneamente come una qualsiasi malattia? La risposta è che il nevrotico interferisce continuamente, bloccando il naturale processo di guarigione. Continua a rigirare il coltello nella sua piaga, impedendo alla ferita di rimarginarsi. Le sue difese e le sue resistenze mantengono aperta la ferita. Questo significa essere nevrotici. Possiamo definire la nevrosi una lotta contro il destino. Possiamo immaginare la vita come la musica emessa da un giradischi. La forza è l'energia elettrica che fa funzionare il motore elettrico. Il disco gira e consente alla puntina di leggere i suoi solchi. Quando il disco finisce la musica cessa, così come cessa ogni vita alla fine del suo corso naturale. E' una condizione di esistenza. La ripetizione degli stessi comportamenti da parte del nevrotico può essere considerata un disco rotto. La puntina gira continuamente nello stesso solco, ripetendo sempre le stesse note, proprio perché non riesce ad avanzare. Allo stesso modo, la coazione a ripetere è la rottura della personalità che fissa l'individuo ad un certo modello di comportamento che non può cambiare. Nel disco, come nella vita, fino a quando la rottura non sarà riparata, come nel disco, girerà sempre all'interno dello stesso solco e si ripeteranno sempre le stesse note.

Dott. Cosimo Aruta
Psicologo, Psicoterapeuta, Analista Bioenergetico, Supervisore
Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Lombardia con il n° 12147

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